Trasfigurazione, compimento dell’attesa: il desiderio di vedere Dio

TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE (6 agosto 2023) – Anno A
Dn 7, 9-10.13-14; 2 Pt 1, 16-19; Mt 17, 1-9

Ci sono almeno tre elementi, nel vangelo della Trasfigurazione del Signore, che ci riportano alle teofanie dell’Antico Testamento. Ci sono tre elementi, che Matteo ha ripreso nella composizione di questo brano evangelico, per aiutarci a capire meglio cosa sta succedendo veramente sulla montagna della Trasfigurazione.

Il primo di questi tre elementi è proprio all’inizio del vangelo che abbiamo ascoltato. Gesù conduce i suoi discepoli su un alto monte. Questo versetto ci invita a immaginare ciò che sta succedendo. Gesù va avanti, per primo, per questa salita molto difficile. I discepoli seguono, forse con un po’ di difficoltà, perché piuttosto abituati a navigare sul lago, sono pescatori e non montanari! Questa montagna, questa salita ci rimandano al racconto di tante teofanie, quella di Mosè e quella di Elia! Ma c’è anche un altro elemento che ci aiuta a capire ciò che vivono i discepoli. Come Mosè e come Elia, non vedono la faccia di Gesù, ma soltanto le sue spalle. E questo ci ricorda questo famoso detto dell’antico Testamento: “nessuno può vedere la faccia di Dio e rimanere in vita”!

Ed è proprio questo il secondo elemento che ci insegna il vangelo della Trasfigurazione. Mosè e Elia, che si erano coperti la faccia per non morire, quando avevano incontrato Dio sulla montagna, questa volta, possono guardarLo faccia a faccia. Il vangelo della Trasfigurazione è veramente il compimento dell’attesa, del desiderio che percorre tutto l’antico Testamento: il desiderio di vedere Dio. Con Gesù, nella persona del Signore, è ormai possibile vedere la faccia di Dio senza morire. Questa è l’esperienza dei discepoli che scoprono così il mistero del Figlio di Dio. Non si vedono più solo le spalle di Dio, ma si può anche oggi contemplare Dio nel volto di Cristo.

Ma il testo non si ferma là. Perché quando Pietro pensa che tutto è adesso compiuto e che si potrebbe rimanere là, facendo tre capanne, viene allora la voce nella nube. Questo significa che nessuno può pretendere di rinchiudere Dio in ciò che ne percepisce. Il mistero di Gesù, il mistero di Dio, è sempre più grande, più profondo, più ammirabile, di ciò che vediamo e sperimentiamo. Questo mistero va sempre aldilà dei limiti della nostra intelligenza. Non si può costruire nessuna capanna, nessun tempio, nessuna definizione che potrebbe esaurire il mistero.

Così, per tutti noi, ma anche per la Chiesa, continua la salita dietro il Signore Gesù. Attraverso i secoli, la Chiesa scopre, approfondisce, capisce e esprime un po’ meglio la grandezza del mistero che ci è stato rivelato nell’incarnazione, nella morte e la risurrezione del Figlio di Dio. Questo grande mistero era nascosto fin dall’inizio del mondo, anche per gli angeli, ed è stato rivelato a noi, poveri peccatori. Tutti i santi dell’antica alleanza aspettavano questa luce. Tutti hanno sperato e veduto, ma da lontano, ciò che è stato rivelato a noi. Ma avremo bisogno di tutta l’eternità per scoprire cosa significa questo mistero. Siamo soltanto all’inizio! Dobbiamo anche noi, come i discepoli, scendere di nuovo dal monte dell’Eucaristia per ritrovare il mondo degli uomini, il mondo che aspira a questa rivelazione, anche senza saperlo.

Dom Guillaume
monaco trappista – superiore monastero Sept Fons

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