Quando Gesù cerca i fichi buoni anche fuori stagione

Domenica III Quaresima 2019 – Anno C  (24 marzo)
Letture: Es 3, 1-15; 1 Cor 10, 1-12; Lc 13, 1-9

«Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo!». La risposta di Gesù a quelli che lo avevano informato dei terribili eventi che scuotevano l’attualità del suo tempo, ha di che sorprendere e anche di che scandalizzare. In effetti, come interpretare queste parole nel contesto di violenza che scuote la nostra stessa società? I metodi sono cambiati, ma la realtà rimane la stessa: l’uomo è pur sempre un lupo per l’uomo!

Come comprendere, allora, l’apparente durezza delle parole di Gesù? Perché la sua reazione sembra prendere in contropiede l’emozione che ci invade alla vista di innumerevoli innocenti travolti da una violenza cieca? Come conciliare la durezza di queste parole con la compassione di cui Gesù ha dato prova in molte altre occasioni? Cosa vuole dirci Gesù su noi stessi e sul mondo nel quale viviamo? Cosa cerca di rivelarci del mistero di Dio?

Ai suoi contemporanei, come a noi stessi, Gesù offre prima di tutto uno sguardo lucido e senza condiscendenza sulla realtà di questo mondo. Di fronte a un angelismo che vorrebbe persuadersi che l’umanità progredisce verso un futuro migliore, Gesù ci ricorda, senza alcuna possibilità di equivoci, la presenza del male e del peccato all’opera in questo mondo. Ma non si ferma lì. Perché sarebbe troppo facile, allora, per noi, accusare la durezza dei tempi e scaricare la nostra responsabilità personale.

A tutti quelli che lo ascoltano, Gesù ricorda che la prima lotta da fare è quella del proprio cuore! «Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo!». In effetti, non si tratta di piangere su noi stessi, di lamentarci e di compiangerci nel sentimento della nostra impotenza, ma al contrario di prendere coscienza del compito che ci spetta, della missione che abbiamo ricevuto, al cuore stesso di questo mondo, così com’è, e non come noi lo avremmo sognato! Perché è proprio questo mondo che Gesù è venuto a salvare. È a questo mondo che Gesù è venuto ad annunciare l’amore invincibile del Dio vivente!

Come afferma san Paolo nel brano della prima lettera ai Corinzi, «tutte queste cose erano destinate a servirci di esempio», a risvegliarci dal torpore nel quale, molto spesso, dissimuliamo la nostra passività. Se desideriamo che il mondo cambi, se aspiriamo veramente a che il Vangelo trasformi i nostri cuori, cominciamo allora a dissodare la terra del nostro cuore, che ci impedisce di portare frutto.

Ma le parole di Gesù vanno ben al di là di questo semplice invito alla conversione. In effetti, la seconda parte del Vangelo, con la parabola del fico, ci rivela la misura dell’immensa compassione di Dio. Come, in effetti, alla vista delle nostra miseria personale, non rischieremmo di sprofondare nella disperazione se non vedessimo che Dio stesso viene in nostro soccorso? È lui, in effetti, che si assume il peso e prende sulle proprie spalle quella vocazione impossibile che ci ha donato, la vocazione di trasformare il mondo. È lui che porta pazienza, al di là di ogni pazienza! È lui che ricomincia a preparare il terreno, lì dove noi non vedevamo più alcuna speranza. È lui che viene a nutrire, con la sua morte su una croce, la sterilità delle nostre vite.

Mentre terribili eventi incupiscono i tempi in cui viviamo, Gesù vuole ricordarci che la via della pace passa per la nostra conversione, una conversione personale e radicale. Allora, come Mosè, potremo affrontare tutte le tempeste, tutti i pericoli, tutte le nostre paure, fondati su Colui che solo può salvarci, «Colui che è»!

Dom Guillaume trappista, cappellano Monastero Cistercense Valserena
(www.valserena.it)

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