Sant’Elia: parrocchia affidata a una comunità di religiosi

«Una scelta meditata a lungo, sulla quale ho lavorato molto perché sapevo di intervenire su un tessuto così delicato e in sofferenza. Poi ha prevalso la linea della “pastorale di comunione”, quella di affidare la parrocchia di sant’Elia a una comunità di missionari, esperti di “periferie esistenziali” ma soprattutto di condivisione e di ascolto dei più poveri».

Quattro missionari a Sant’Elia
Monsignor Baturi spiega così la sua decisione di affidare a quattro padri missionari, religiosi Oblati di Maria Immacolata, già impegnati a Selargius nella borgata di santa Lucia, la parrocchia più “impegnativa” delle 33 presenti nella città di Cagliari. «Siamo arrivati nella borgata dal 1° ottobre», afferma padre Stefano Messina «anche se la presentazione ufficiale alla comunità è stata fissata per il prossimo 30 ottobre, festa di san Saturnino, patrono della città». Non una data casuale.

La pastorale dei giovani
A sostituire don Giacomo Faedda, che andrà a guidare la parrocchia di San Giovanni Bosco in Selargius (della quale ha già preso possesso) sarà quindi padre Saverio Fabiano. Con lui altri tre confratelli: oltre padre Stefano, anche padre Paolo Miceli e padre Francesco Montesano «che si occuperà principalmente della pastorale dei giovani e della predicazione». Perché la missione e l’annuncio del Vangelo sono i tratti caratteristici e fondanti («il nostro carisma») del nostro ordine religioso fondato in Francia nel 1816.

Tre fasi
«Il primo periodo sarà obbligatoriamente quello della conoscenza reciproca, noi del quartiere ma anche della popolazione verso di noi. Solo allora potremmo pensare», dice ancora padre Stefano, che è anche direttore dell’Ufficio diocesano Migrantes «a un lavoro di rete sul territorio e alla vero pastorale missionaria». Aggiunge ancora monsignor Baturi: «Preziosa anche la collaborazione che sarà offerta ai padri Oblati dalle suore di Madre Teresa di Calcutta, che da anni operano a Sant’Elia, così come dalle suore Mercedarie, nel campo della assistenza agli anziani».

Chiesa in uscita
«Sarà un aiuto di cui non potremo fare a meno, perché tutti al servizio dei poveri e delle categorie più bisognose», aggiunge padre Stefano. Dispersione scolastica, disagio fra gli adolescenti, povertà diffusa le criticità più marcate, «ma anche tanta gente buona che già sta offrendo la propria disponibilità a “camminare insieme” in una strada che mette insieme evangelizzazione e promozione umana, binomio che non si può scindere». Parole che richiamano quando, sin dal suo insediamento, papa Francesco non si stanca di ripetere parlando di una “Chiesa in uscita, che non teme di sporcarsi mani e piedi nel suo andare incontro ai poveri”.

Esperti di periferie
Non è un caso che monsignor Baturi abbia scelto gli Oblati di Maria Immacolata per la parrocchia di Sant’Elia. «Siamo presenti in tutti i continenti, nelle periferie delle grandi metropoli asiatiche o dell’America Latina», precisa padre Stefano «convinti però che la periferia non sia un riferimento solo urbanistico ma prima ancora umano e spirituale. Ecco perché siamo “missionari” anche in Europa e nelle città italiane. Ecco anche la scelta di Cagliari».

Parrocchie “religiose”
Sant’Elia è la decima, fra le 34 parrocchie cittadine, affidata ai religiosi, ma la prima “in corso d’opera”, in quanto sino a oggi guidata dal clero diocesano. Le altre nove sono Bonaria, santuario e basilica retti dai bianchi padri bianchi della Mercede, l’Annunziata e San Francesco di via Piemonte (Francescani minori conventuali), Madonna del Carmine di viale Trieste (Carmelitani), Madonna della Salute al Poetto, San Bartolomeo e SS.mo Nome di Maria a La Palma (Figli di Maria Immacolata), la Medaglia Miracolosa di piazza san Michele (Missionari vincenziani) e la parrocchia di San Paolo ai Salesiani. (p.m.)

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