Maria, icona della fede contro ogni speranza, anche quando tutto sembra perduto

Solennità dell’IMMACOLATA – Anno B8 dicembre 2023
(Letture: Gn. 3, 9-15.20; Ef 1,3-6. 11-12; Lc 1, 26-38)

       La venuta dell’angelo, in quell’oscuro angolo della Galilea, presso quell’umile ragazza di Nazaret chiamata Maria, non è il frutto del caso. Non si tratta nemmeno di un evento riguardante solo colei che è stata scelta. Maria è al cuore di una storia che la supera. Ed è proprio quello che sottolineano le altre due letture.

       In effetti, il libro della Genesi ci ricolloca, immediatamente, nell’ampia prospettiva della storia della salvezza, che comincia fin dalle origini della creazione. Il peccato ha spezzato il rapporto tra l’uomo e Dio. Ormai, esiste un velo, un rifiuto, tra l’amore di Dio e le scelte dell’uomo. Ma, allontanandosi da Dio, l’uomo ha perduto la gioia. Il mondo gli appare ormai ostile e pericoloso. Fuggire e nascondersi: ecco cosa è diventato il destino di ogni uomo.

       Ma Dio, che ci ha scelti ben prima della creazione del mondo, non ci ha abbandonati a noi stessi. Pazientemente, nel corso dei secoli, di generazione in generazione, ha ristabilito il legame spezzato, riprendendo incessantemente quello che sembrava irrimediabilmente perduto. Grazie alla sua Promessa, ha fondato un popolo la cui identità più profonda è la speranza, l’attesa della venuta del Messia.

       Al cuore di questo popolo, lacerato e stritolato da tutte le passioni e le violenze umane, Dio si è preparato una donna per dare carne alla speranza che, in questo modo, aveva preso corpo, poco a poco, nel corso di questa storia lunga e tormentata. Maria è dunque il risultato finale di una storia, della lunga attesa di un popolo di credenti.

       Ma è anche all’inizio di una nuova storia, di una nuova Alleanza. Perché Maria, se da un lato ha portato alla perfezione l’attesa d’Israele, dall’altro ha anche inaugurato un’altra attesa, un popolo nuovo. Lei, per prima, ha creduto nella parola dell’angelo, che ha vegliato e atteso, nell’oscurità e nell’incomprensione, la venuta del Messia. È lei che l’ha portato e l’ha nutrito, che lo ha accompagnato nel suo percorso di uomo, guidato con questa certezza: che «nulla è impossibile a Dio»!

       A cavallo delle due Alleanze, compimento della speranza d’Israele e aurora della Chiesa, oggi ancora Maria ci insegna questo percorso della fede che osa credere, contro ogni speranza, anche quando tutto sembra perduto. Con lei, ci ritroviamo anche noi con le spalle al muro. Come tutti i credenti di ogni tempo, anche noi siamo chiamati, nel nostro piccolo, a passare attraverso l’impossibile avventura della fede.

       Maria è stata preservata dal peccato, nondimeno ne ha subito tutte le conseguenze, e anche più di noi. Con un’intensità ben superiore a quella di ciascuno di noi, ha vissuto il mistero del male all’opera nel mondo e il mistero dell’amore di Dio per ogni uomo. È stata lacerata, ben più di quanto siamo in grado di immaginare, tra questo sentimento di impotenza che ci coglie talvolta di fronte alla spaventosa cattiveria degli uomini e questa invincibile speranza che attraversa tutta la storia della salvezza. Ha vissuto, nella notte, fino in fondo, fino ai piedi della croce, questa promessa dell’angelo che, malgrado tutto, non cessa di risuonare ai nostri orecchi: «Nulla è impossibile a Dio!».

Dom Guillaume – monaco trappista

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