LAZZARO ESCE DAL SEPOLCRO: IL DISEGNO DI DIO È LA FELICITÀ DELL’UOMO

Domenica V di Quaresima – anno A (29 marzo 2020)
Letture: Ez 37, 12-14; Rm 8, 8-11; Gv 11, 1-45

A quelli che si stupiscono della morte di Lazzaro, come a quelli che, la settimana scorsa, si chiedevano perché la malattia aveva colpito il cieco dalla sua nascita, Gesù risponde con parole molto simili: è “perché siano manifestate le opere di Dio”, “è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato”. Per Gesù, la malattia dell’uomo, come la morte, sono l’occasione di manifestare il disegno di Dio. L’uomo non è fatto né per soffrire, né per morire. È solo la vita dell’uomo che rende gloria a Dio. Il disegno di Dio, la gioia di Dio è la felicità dell’uomo. La gloria di Dio è l’uomo vivente!

Ma tra il desiderio dell’uomo e il disegno di Dio, c’è la realtà del nostro peccato. Certo, l’uomo vuole vivere, e Dio vuole la vita dell’uomo. Ma il desiderio dell’uomo deve essere trasformato e purificato. Dietro la stessa parola, non mettiamo le stesse cose. Per l’uomo, la vita significa spesso approfittare di questo mondo e sfruttare fino all’ultimo grado le realtà della carne, come diceva l’Apostolo Paolo, nella seconda lettura. Per noi, molto spesso, la vita si limita alle realtà e ai piaceri di questo mondo. Non vediamo aldilà anche se una vita senza fine in questo mondo potrebbe presto diventare molto noiosa! In un certo senso, vogliamo vivere per sempre, ma facciamo difficoltà ad immaginare una vita senza fine, in questo mondo.

Nella risurrezione di Lazzaro, il Signore ci dà una risposta. Tiene conto del desiderio molto umano di vivere per sempre con i nostri cari, espresso nella pena di Marta e Maria, ma, nello stesso tempo, ci fa capire che questo ritorno alla vita di Lazzaro non può essere l’ultima parola sulla risurrezione. Perché Lazzaro vede la sua vita prolungata, ma non rinnovata. Quando esce dal sepolcro, non è libero, ma con le membra legati e la faccia velata. La risurrezione di Lazzaro non è la vera risurrezione, anche se è un segno meraviglioso. Il punto è che questo ritorno alla vita deve rendere gloria a Dio.

Certo, la gloria di Dio è l’uomo vivente, ma si capisce subito che la vita dell’uomo non può essere limitata a questo mondo. La vera vita, l’uomo può solo trovarla nella gloria di Dio, nella visione di Dio, perché Dio solo è infinito, come il nostro desiderio. Certo, abbiamo il desiderio di vivere per sempre, ma questo desiderio non può essere soddisfatto con le cose della terra. La bellezza del mondo, l’amore e la pienezza di questo mondo non possono bastare. Lo sappiamo bene, anche se sono cose buonissime, perché create da Dio. Per noi, questo mondo è la traccia, la figura di un amore molto più grande, che va aldilà dei nostri limiti.

“La gloria di Dio è l’uomo vivente, ma la vita dell’uomo è la visione di Dio”, diceva un Padre della Chiesa dei primi secoli, San Ireneo. La risurrezione non sarà un ritorno a questa vita. Lazzaro dovrà morire una seconda volta, per poter risorgere con Cristo. La sua risurrezione è solo un segno, un segno della potenza di Gesù, ma anche dell’impossibilità dell’uomo a raggiungere la beatitudine in questo mondo. La risurrezione promessa da Gesù non è un semplice ritorno a questo mondo. È comunione con la vita stessa di Dio, comunione nell’Amore, perché Dio è l’Amore.

Dom Guillaume trappista, cappellano Monastero Cistercense Valserena (Pisa)
(www.valserena.it)

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