Granellino di senape, “mistero della sproporzione”

Domenica XI Tempo Ordinario – anno B  – (13 giugno 2021)

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Letture: Ez 17,22-24; 2Cor 5,6-10; Mc 4,26-34

Qualunque sia il linguaggio di Gesù, in parabole nei sinottici, o in discorsi nel vangelo di Giovanni, il significato di ciò che ci dice rimane spesso sorprendente, e ogni tanto completamente oscuro. Però lo scopo del Signore non è di imbrogliarci o di giocare con noi, ma piuttosto di risvegliare la nostra attenzione, di invitarci a riflettere. Difatti, molte parole che vengono dette tra di noi durante il giorno spariscono senza aver prodotto frutto, senza aver lasciato la minima traccia nella nostra mente. Sembra che più parliamo, meno trasformiamo realmente ciò che ci circonda! E meno sappiamo riconoscere ciò che vale veramente la pena!

Nel loro linguaggio pieno di immagini o apparentemente più chiaro, le letture di questa domenica ci lasciano perplessi. Nella prima lettura, il profeta Ezechiele prendeva la figura del ramoscello del cedro che diventa un grande albero e accoglierà tanti uccelli sotto la sua ombra. Riprendendo questa parabola nel vangelo di Marco, il Signore la sviluppa in due modi diversi. Prima insiste sul fatto che chi semina non sa come crescerà il seme. Anche se ha preparato la terra, non sa come il seme si trasformerà in un albero. La vita biologica rimane ancora oggi per noi un mistero. Anche se conosciamo le tappe della crescita, anche se abbiamo la pretesa di migliorarla, non sappiamo da dove viene questa potenza di vita e perché. E questo vale molto di più per la vita spirituale!

In un secondo momento Gesù riprende l’idea della sproporzione tra il grano così piccolo e l’albero così grande che accoglie gli uccelli del cielo. Il più piccolo può dare il più grande. C’è una logica del seme che non corrisponde a ciò che aspettiamo. Anche se la scienza può seguire i diversi momenti di crescita, anche se prova a spiegare il “come”, non ne conosce il segreto più profondo, il “perché”. E questo è anche vero per la nostra vita interiore. Non sappiamo come ci trasforma la fede!

Allora, se non siamo capaci di interpretare il libro aperto della natura aperto davanti ai nostri occhi, come potremo mai capire le parole di Dio? E come mai potremo intuire il segreto che Gesù nasconde dentro queste immagini? Il regno dei cieli sta certo crescendo come questo seme, senza che facciamo niente per questo. Difficile da accettare per noi che pensiamo sempre che la Chiesa, la missione, la fede dipendono dal nostro lavoro, dal nostro impegno. E poi la nostra logica rifiuta la sproporzione come regola di vita. L’albero dovrebbe essere proporzionato al seme, il risultato corrispondere al nostro impegno.

Però il vangelo è pieno di questi episodi che ci ricordano che basta un bicchiere d’acqua per entrare nel regno. Bastano questo spiccioli della povera vedova, o questo profumo versato sui piedi del Signore per cambiare il mondo. Il poco, se si fa per Lui, cambia il mondo. Perché il regno non dipende dalla nostra agitazione, ma da questi piccoli semi che ogni giorno si possono seminare. Per toccare un cuore, per suscitare l’attenzione e risvegliare un’anima, bastano spesso una o due parole. Però non queste parole piene di vuoto che invadano il nostro mondo. No! Ci vuole questo piccolo e autentico seme della Parola di Dio, un seme che lavora nel silenzio del cuore!

Dom Guillaume, cappellano monastero trappista N.S. di Valserena (Pisa)
www.valserena.it

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