Disastri ambientali: cos’è la ‘Carta di Olbia’ dell’UCSI

Sono trascorsi più di otto anni ormai dal convegno in Gallura, in Sardegna, al termine del quale l’UCSI rilasciò una dichiarazione su informazione e ambiente, subito nominata la Carta di Olbia.

Era un documento deontologico, ispirato dall’enciclica Laudato Si’, elaborato al termine di un convegno di tre giorni tenutosi tra Olbia, Tempio e Porto Cervo per ricordare il drammatico ciclone Cleopatra che colpì proprio quelle zone nel 2013.
Ora che la nuova ondata di pioggia e fango ha causato vittime e sta portando angoscia e distruzione in una zona molto lontana da lì, è opportuno per noi dell’UCSI rileggere ed applicarla, la Carta di Olbia.

Un documento che impegna i giornalisti cattolici a diffondere una nuova cultura ecologica e a riscoprire il ruolo di attività sociale:
“La professione giornalistica potrà avere un futuro solo attraverso la riscoperta della sua utilità sociale. I giornalisti devono maturare questa consapevolezza, impegnarsi a fondo reinventando il proprio ruolo al servizio delle comunità e imparare a far buon uso di tutti gli strumenti che le nuove tecnologie mettono a loro disposizione, che consentono di costruire con i propri lettori/spettatori un rapporto nuovo basato sulla fiducia e la credibilità. La tutela dell’ambiente è un tema privilegiato in questo percorso”.

In Gallura il capo del Dipartimento della Protezione Civile di allora, Fabrizio Curcio, si rivolse direttamente ai giornalisti facendo una richiesta di collaborazione: “Gli organi di informazione sono nel sistema della Protezione Civile un pilastro fondamentale, sia in fase di prevenzione sia durante l’emergenza nel dare ai cittadini informazioni certificate e attendibili”. 

La conclusione della Carta di Olbia non deve essere dimenticata perché si dia seguito per quanto ci eravamo impegnati: “Noi giornalisti UCSI vogliamo dichiarare il nostro forte impegno a approfondire e realizzare questi obbiettivi nelle nostre scelte professionali, anche attraverso nuove iniziative di formazione, e ci impegnamo a fondo perché i nostri editori maturino le nostre stesse convinzioni: il futuro dell’informazione professionale sta nella sua utilità sociale e, in ultima analisi, nell’esercizio concreto e responsabile di una media-etica, e non nella ulteriore esaltazione di modelli consumistici già ampiamente diffusi nelle pratiche della comunicazione.

Alessandro Porcheddu – dal sito web dell’UCSI: link

Condividi sui social