La sera del 13 marzo 2013 Papa Francesco, affacciandosi per la prima volta dalla Loggia di San Pietro, si presentò con l’ormai celebre saluto: «Fratelli e sorelle, buonasera» cambiando da quel momento lo stile della comunicazione vaticana.
Papa Bergoglio si presentò come Vescovo di Roma, vestito con una semplice mantellina bianca e senza mozzetta, ringraziando la folla per l’accoglienza e chiedendo di pregare in silenzio. Gesti semplici che sono diventati il simbolo della comunicazione del pontificato di Francesco. Dell’efficacia comunicativa di Papa Francesco ne ha parlato nei giorni scorsi a Cagliari monsignor Dario Viganò, Prefetto della Segreteria per la comunicazione della Santa Sede nell’aula magna della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna invitato dall’Ucsi Sardegna, dalla stessa Facoltà e dall’Ufficio diocesano di Cagliari per le comunicazioni sociali.
Viganò, professore ordinario di Teologia della Comunicazione, pochi mesi prima dell’elezione di Francesco era stato nominato direttore del Centro Televisivo Vaticano, poi dal giugno 2015 la sua nomina a Prefetto della Segreteria per la comunicazione vaticana ha completato un processo di riforma dei media di oltre Tevere.
«Più che una riforma stiamo compiendo un corso di recupero – spiega il teologo originario della diocesi di Milano durante l’intervista che ci ha concesso – iniziato nel 1996 ma che è retrodatato di 25 anni. L’obiettivo della riforma era limitare le spese, aggiornare e armonizzare le risorse. Dopo il Giubileo del 2000 il cardinale Sepe propose un coordinamento delle comunicazioni ma, per vari motivi, il processo non iniziò mai. Siamo nel post-mediale era indispensabile aggiornare tutto il sistema della comunicazione. Stiamo facendo anche molta formazione perché le 650 persone che lavorano nella comunicazione della Santa Sede siano adeguate»
Vi state adattando voi a Francesco e al suo modo di comunicare o viceversa ?
Papa Francesco non è certamente avvezzo ai media. Per lui lo strumento di comunicazione ha solo due bottoni: acceso o spento. Non ha certamente la TV in camera che in ogni caso non guarda mai. Eppure in Argentina aveva anche fondato una Tv, il canale 21 di Buenos Aires.
La grande empatia del Papa e la sua ricerca del contatto personale con la gente rischiano di far superare la mediazione della Chiesa ?
Papa Bergoglio è una persona semplice che per molti anni in Argentina ha fatto tanta strada, percorrendo centinaia di km per incontrare i sacerdoti e la gente semplice. Richiama con forza quella Chiesa di Gesù che non è una struttura imperiale con una corte e sta affascinando molte persone facendole tornare all’essenziale, contagiandole dal Vangelo.
Può essere che questi atteggiamenti a qualcuno diano fastidio o creino disagio ?
Ma sono figure che possiamo catalogare come “sotto la tonaca nulla”, che restano in piedi solo per gli orpelli esteriori: nei confronti di queste persone bisogna avere molta compassione, misericordia e vicinanza perché anche loro si lascino contagiare da questo straordinario momento dello Spirito Santo.
Grandi gesti come vivere a Santa Marta, aprire al pubblico Castelgandolfo, possono abituarci e non sorprenderci più ?
Quando un pontefice vive per anni in stile di sobrietà non è più eclatante come all’inizio, ma questo non vuol dire che sia meno significativo. Ci vuole tempo perché il popolo santo di Dio si abitui ad uno stile che è di vicinanza alle persone che sono loro affidate ma siamo in una fase quasi irreversibile ed è difficile pensare che in futuro si possa avere un pontificato in discontinuità con papa Francesco, stile Pio XII per fare un esempio.
Dopo i viaggi del Papa all’estero la stampa focalizza l’attenzione più sull’incontro con i giornalisti in aereo rispetto al viaggio stesso…
È vero e molti parlano di grandi rischi, ma pensiamo alle conferenze di Benedetto con 5 domande selezionate che il Papa conosceva eppure si creavano difficoltà comunicative. Francesco non seleziona le domande ma dà dei criteri: un tempo determinato, solo domande sui temi del viaggio, poi risponde a tutte le questioni senza paura di chiamarle per nome.
Il prossimo 17 dicembre Francesco compirà 80 anni: come lo festeggerete ?
Lui non ama essere al centro delle attenzioni, è probabile che un gruppo di poveri o senza tetto sia invitato per spegnere le candeline. Poi dovrebbe esserci in sala Nervi un concerto benefico organizzato dalla gendarmeria vaticana per i 200 anni di fondazione, per sovvenzionare l’ospedale pediatrico di Bangui e di solidarietà ai terremotati. Il Papa non parteciperà certamente ma farà arrivare un segnale di presenza in cui si dice grazie a Dio che poi diventa carità per le persone che hanno bisogno.
Alessandro Porcheddu