5a domenica Tempo Pasquale (anno A) 14 maggio 2017
Letture: At 6, 1-7; 1 Pt 2, 4-9; Gv 14, 1-12
La domanda di Filippo a Gesù nel vangelo di oggi ha qualcosa che sorprende e provoca un certo malessere in noi. Difatti, non sono sicuro che molti tra noi avrebbero chiesto questo a Gesù: “Signore, mostraci il Padre”, e soprattutto aggiunto la conclusione a questa domanda: “e ci basta”! Certo, dal punto di vista teorico, siamo tutti d’accordo nell’affermare con forza che la visione di Dio è il più alto livello della vita spirituale. E penso che siamo anche tutti d’accordo nel dire che questo dovrebbe bastare. Pero questo rimane molto teorico per la grande maggioranza di noi. Abbiamo anche tanti altri desideri, tante altre priorità nella nostra vita!
Prima di ascoltare la risposta di Gesù a questo desiderio di Filippo, bisogna dunque cercare di capire la domanda dello stesso Apostolo. Come mai è arrivato a questa conclusione? Come mai è nato in lui questo desiderio di vedere Dio? E perché ha pensato che era ormai il tempo di fare questa domanda a Gesù?
Nei vangeli, si vede bene l’evoluzione dei discepoli. All’inizio, sono affascinati dalla parola e soprattutto dai miracoli, dai segni, che Gesù sta facendo. Gesù guarisce, Gesù ha un potere particolare sulle realtà di questo mondo. La sua parola tocca i cuori e trasforma le persone le più lontane dalla fede. I discepoli seguono Gesù, come le folle, perché moltiplica i pani e rende la speranza. Il mondo, questo mondo in cui viviamo, non è per sempre sotto il dominio dei superbi e dei cattivi. L’attesa dei discepoli di Gesù è un’attesa molto umana, molto terrena. Aspettano una vita migliore. E Gesù risponde, in un certo modo, a questa attesa. Vogliono farlo re!
Ma quando Gesù rifiuta di entrare in questa prospettiva, i discepoli rimangono sconcertati. Egli si ritira nel deserto per pregare, si allontana dalle folle, non solo rifiuta il potere che sono pronti a conquistare per lui, ma al contrario annuncia la sua passione e la sua morte! Molti, che lo seguivano, si allontanano. Gesù non corrisponde più a ciò che cercavano, a ciò che aspettavano. Pochi sono quelli che rimangono con lui. Rimangono perché hanno scoperto che il loro desiderio è diverso, forse più grande, forse aldilà delle cose della terra.
La domanda di Filippo, nel vangelo di questa domenica, esprime questo passaggio, questa conversione del desiderio umano. Nel cammino spirituale di ogni cristiano, c’é sempre questo momento di delusione e di incomprensione quando Gesù non risponde ai nostri desideri, e poi c’é la scoperta di questa attesa più profonda, nascosta in profondità. Ci vogliono un po’ di tempo, spesso molte sofferenze, per scoprire quest’altro livello del nostro desiderio.
Filippo ha capito che tutte le cose che si possono acquistare e accumulare in questo mondo non bastano mai. Tutti i miracoli, anche i più meravigliosi, non sono nient’altro che un’introduzione a qualcosa di più grande, di più vero, di più potente. Scoprire questa potenza del nostro desiderio, per poter chiedere un giorno a Gesù, “mostrami il Padre e mi basta”, non è così evidente. Questa domanda è solo il frutto di un lungo cammino di conversione, di povertà e di umiltà del cuore. Ci vuole l’esperienza di una discesa nel profondo del cuore, là dove dimora lo Spirito di Dio.
Dom Guillaume
trappista, cappellano Monastero Cistercense Valserena
www.valserena.it