Solennità della Santissima Trinità (anno A) 11 giugno 2017
Letture: Es 2, 1-5; 2 Cor 13, 11-13; Gv 3, 16-18
Fino dai primi tempi del Cristianesimo, nei testi più antichi del Nuovo Testamento, si trovano formule che esprimono la nostra fede nella Trinità. Ne abbiamo sentito un’esempio significativo nella seconda epistola di Paolo ai Corinzi, nella seconda lettura. Anche la liturgia più antica, che è espressione della fede cattolica, con la formula del battesimo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, esprime questa consapevolezza del mistero nascosto in Dio e rivelato in Gesù Cristo, cioè Dio Uno e Trino. Ma consapevolezza e antichità non significano conoscenza precisa e chiara. La storia della Chiesa ci ricorda che la fede nella Trinità ha provocato molti conflitti e tante incomprensioni che sono stati risolti da una catena di Concili Ecumenici.
Il nostro Credo è il frutto di questa lenta scoperta del tesoro della rivelazione.
A noi, oggi, può sembrare un po’ strano il fatto di aver speso tanta energia per un dogma che non sembra cambiare tanto la nostra vita. Dobbiamo forse ancora scoprire come una fede giusta e cattolica modifica in profondità la nostra visione della vita e del mondo. Per sviluppare questo tema, prendo solo due esempi che ci aiuteranno a capire meglio come la fede trinitaria è significativa oggi per noi.
Sant’Agostino ha unito due aspetti molto importanti della nostra fede, nella sua meditazione sull’uomo. Riprendendo i primi libri della Genesi, afferma che siamo creati a immagine e somiglianza di Dio, ma non solo a immagine di una delle Persone della Trinità, ma di tutte e tre. Per questo, come Dio è un mistero, anche noi, ognuno di noi, è un mistero. Non possiamo pretendere di capire o di conoscere il cuore degli altri. E facciamo anche l’esperienza, col tempo, che siamo anche un mistero per noi stessi. La Trinità mette dunque in luce il nostro mistero interiore, e ci protegge contro ogni tipo di semplicismo. Non possiamo giudicare nessuno, neanche noi stessi, come dice San Paolo. Il mistero ci conduce alla misericordia.
Ma c’é anche un’altro aspetto della vita della Trinità che modifica la nostra visione del mondo. Dio è Amore, come dice Giovanni, ma non è amore egocentrico e ripiegato su se stesso. L’amore suppone la diversità delle persone, e conduce all’unità della vita. Così, per noi, per le nostre famiglie e le nostre comunità, la Trinità è scuola dell’amore. Il santo Papa Giovanni Paolo secondo, nel suo documento prima dell’anno 2000, aveva insistito molto su questa spiritualità di comunione nella Chiesa che non è nient’altro che l’espressione concreta, nella nostra vita quotidiana, della vita in Dio.
Ogni comunità cristiana è così chiamata, per vocazione, a diventare icona della Trinità.
La scoperta del mistero di ogni essere umano e della nostra vocazione di comunione, sono solo due aspetti della ricchezza della nostra fede nella Trinità.
Il Cristianesimo non è una religione del libro, della legge o del moralismo, ma è la religione dell’amore in Dio, dell’amore di Dio per noi, per ognuno di noi nel proprio mistero, e dell’amore degli uomini per Dio e gli uni per gli altri.
La fede nella Trinità è la chiave di ogni spiritualità veramente cristiana, fondata sulla rivelazione di Cristo.
Dom Guillaume
trappista, cappellano Monastero Cistercense Valserena
www.valserena.it