SANT’EFISIO, PRIMA PROCESSIONE A METÀ ‘500 LA SAGRA DI MAGGIO ARRIVERÀ UN SECOLO DOPO

Che di sant’Efisio si celebrasse una solenne processione prima del voto della Municipalità di Cagliari del 1652, in verità, vi erano pochi dubbi. Intanto perché gli stessi consiglieri, nello stendere il testo della solenne promessa, scrivono che, in onore del Santo, se li haja de far la festa ab mas desensia , «con un decoro maggiore», ancora più solenne, quindi, rispetto a quella celebrata fino ad allora. Che poi questa processione non si svolgesse il Primo Maggio – come invece avviene dal 1656, senza interruzioni, sino a oggi – ma il 15 gennaio, festa liturgica e memoria del martirio, è altrettanto certo.
Nell’archivio dell’Arciconfraternita di sant’Efisio si trovano tracce abbondanti di documenti contabili del ‘600 che si riferiscono a spese per la ramadura («fiores e fozas de amenta e ateru») lungo il tracciato della processione e per i musicanti.
Roberto Porrà (già vice soprintendente archivistico per la Sardegna) e Nicola Settembre (archivista libero professionista), in un loro saggio, pubblicato negli Annali della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna, fanno risalire questa prima processione di sant’Efisio risale al 1564 (un anno dopo la chiusura del Concilio di Trento) grazie alla generosità di un ricco mercante cagliaritano, Bartolomeo Fores.
La conferma arriva dal verbale della riunione del Capitolo metropolitano del 14 gennaio 1564 che istituisce una processione dalla Cattedrale fino alla chiesa di sant’Efisio, (« in oppido Stampacis constructa ») da farsi tutti gli anni, nel giorno della festa del Santo e cioè il 15 gennaio. Bartholomeus Fures, mercator Calleri civitatis habitator sarà il vero promotore di questa processione: a lui si deve la donazione di 125 lire, come rendita perpetua per garantire la celebrazione annuale del rito.
Un’ulteriore conferma – se ce ne fosse bisogno – che la devozione dei sardi verso sant’Efisio non sia legata a una particolare circostanza (come la liberazione dalla terribile pestilenza del secolo successivo) ma rappresentasse una costante della religiosità dei cagliaritani.

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