Forse è questa l’immagine – fra le tante che hanno invaso i mass media, le televisioni di tutto il mondo, l’arcobaleno dei social – che resta icona di quest’immensa sciagura che ha colpito l’Italia centrale, ma tramortito e lasciato sgomento ogni italiano di buona volontà.
Un Cristo che pende, scosso e in pezzi, ma che resta quasi miracolosamente avvinghiato alla sua Croce.
«Scendi dalla croce e ti crederemo», era stata l’ultima sfida dell’umanità all’innocente Figlio di Dio. Da quella chiesa, sbriciolata dal sisma in un rinnovato Golgota di casa nostra, arriva la conferma più alta: «No, non scendo dalla croce», sembra voler dire quel povero crocifisso «perché ho scelto di salvarti, di restare con te sempre, nonostante tutto, sino alla fine dei tempi».
Le bimbe salvate dagli eroici Vigili del fuoco, le bare allineate, quei paesi che tutti ormai abbiamo imparato a conoscere, diventati macabri e sinistri cumuli di macerie: tutto è diventato carne da macello per il circo mediatico, vera manna per palinsesti altrimenti asfittici e dominati dalle repliche, in preda a un’ansia da prestazione che tutto giustifica, tutto ingoia, tutto ci fa digerire.
A breve, dopo i funerali di Stato e le immancabili, stucchevoli passerelle inizierà la fase2, quella delle denunce e delle recriminazioni, dei processi politici e (c’è da scommettere) giudiziari; poi la fase3, quella dei ritardi negli aiuti, nell’erogazione dei necessari finanziamenti, della mancata ricostruzione.
Pian piano gli inviati torneranno in redazione, si spegneranno i riflettori su tendopoli e macerie, Amatrice non farà più notizia e tutti torneremo alla Champions e ai prossimi episodi del Commissario Montalbano.
Su quella parete, magari, quel Crocifisso tornerà alla compostezza originaria o, chissà, finirà in qualche cassa della Soprintendenza in attesa di restauro.
Ciò che conta è che nel momento del dolore e della prova, quando tutto crollava attorno, muri e sogni, facciate ed esistenze, Lui sia rimasto lì, attaccato a quella croce, ad accogliere nel suo Paradiso le centinaia di crocifissi come lui e con lui, entrati oggi stesso nella gloria del Suo regno, e a proteggere tutti i sopravvissuti alla tempesta, una volta ritornata la tanto sospirata bonaccia.
Paolo Matta