LO SCANDALO DELLA MISERICORDIA, GIOIA DELL’AVVENTO

3a domenica Avvento – anno A (15 dicembre)
Letture: Is 35, 1-6a; Gc 5, 7-10; Mt 11, 2-11

Ciò che è più inquietante, più commovente, nella vocazione di Giovanni Battista, è che non riconosce quello che aveva annunciato, nel corso della sua vita.
Paradossalmente, dubita di aver preparato e atteso la venuta per così tanti anni. In effetti, Gesù non sembra l’immagine di colui che aspettava.
Aspettava un Messia giustiziere, potente, inflessibile. E ora è di fronte a un uomo “che mangia con i pubblicani e peccatori”! Gesù non corrisponde alle sue aspettative!
Questo è il dramma di Giovanni Battista.Un dramma che si ripete nel corso della storia. Come se l’incomprensione, tra l’attesa febbrile degli uomini e l’Apocalisse di Dio, continuasse fino alla fine dei tempi. La stragrande maggioranza dei nostri contemporanei sarebbe pronta a credere, se Dio finalmente iniziasse a rispondere alle loro aspettative, ai loro desideri.
E osiamo ammettere che anche noi abbiamo difficoltà a comprendere questo Dio che si adatta a tanta sofferenza inutile, a tanti odi, a tante bugie.
Per noi, come per Giovanni Battista, Dio rimane un mistero incomprensibile.
Anche se non abbiamo la vocazione di vivere nel deserto, di proclamare il suo Regno, di convertire e di battezzare, è comunque vero che il cammino di Giovanni Battista è anche il nostro. Un giorno o l’altro, non saremo in grado di evitare la confusione e la solitudine di Giovanni, solo nella sua prigione, assillato dal dubbio e rivelando la domanda che gli brucia il cuore:
“Sei tu quello che deve venire, o dobbiamo aspettare un altro? ”

Perché è ovvio che il Regno che Gesù ci propone, non ci attrae e che ci fa anche paura. Chi di noi sceglierebbe volontariamente lacrime, povertà, solitudine, persecuzione?
Chi di noi non dubiterebbe che Dio è dove tutto sembra perduto, fragile, inutile?
Che ci piaccia o no, qualunque sia la forza della nostra convinzione, del nostro impegno, del nostro desiderio di seguirla, c’è un momento in cui il nostro cuore sarà messo a nudo come quello di Giovanni Battista. Ma il dubbio non è l’opposto della fede! Al contrario, è, la fede, il passaggio obbligato della porta stretta e stretta, attraverso la quale possiamo passare solo una volta , abbandonate tutte queste certezze e idee, che ci servono così spesso come una corazza.
Questo percorso di spoliazione, con il quale Giovanni Battista è invitato a passare, è anche il nostro.

Ma questo percorso è Gesù che per primo l’ha aperto, lui stesso il primo. Perché la venuta nella carne della Parola di Dio, del Figlio unigenito del Padre, in questo piccolo bambino che giace in una mangiatoia, in un villaggio sperduto della Giudea, non assomiglia per niente a ciò che potremmo immaginare o concepire.
Le vie di Dio non sono le nostre.
E questo è così vero che i profeti stessi, che Dio ha incaricato di annunciarlo, spesso non hanno capito nulla di ciò che hanno proclamato. Come Giovanni Battista, come tutti i profeti che avevano annunciato la venuta del Messia, prima di lui, anche noi siamo invitati, a nostra volta, a rinunciare alle nostre rappresentazioni, ai nostri desideri, alle nostre richieste, per accogliere chi viene , Gesù, il Bambino di Betlemme. Tuttavia, invitandoci a questo salto nel buio della fede, la Chiesa ci fa una promessa! Infatti, nell’orazione di questo giorno ci assicura che, se percorriamo questo cammino di fede, saremo in grado di gustare, già da ora, la gioia di Dio, che supera ogni gioia!

Dom Guillaume trappista, cappellano Monastero Cistercense Valserena (Pisa)
(www.valserena.it)

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