La domenica della Parola di Dio: con la Bibbia nel cuore

III domenica Tempo ordinario – Anno C – 23 gennaio 2022 (Letture: Ne 8,2-10 ; 1 Cor 12,12-30 ; Lc 1,1-4. 4,14-21)

     Nelle letture di questa domenica, la Chiesa ci invita a meditare sullo statuto particolare delle Scritture per noi cristiani. I tre brani dall’Antico e dal Nuovo Testamento possono essere riassunti in tre domande: Cosa sono le Scritture? Cosa esprimono? Come si possono capire? Queste tre domande sono molto importanti, non solo perché distinguono le Scritture cristiane dalle altre tradizioni religiose del mondo, ma anche perché permettono di capire l’evoluzione delle diverse culture e delle società. 

      Per rispondere alla prima domanda, cioè: cosa sono le Scritture? si deve cominciare leggendo l’inizio del vangelo di Luca che lo spiega molto bene. Luca non ha la pretesa di essere l’unico scrittore. Ci dice che sono “molti” quelli che “hanno cercato di raccontare con ordine gli eventi”. Luca si presenta dunque come uno scrittore tra tanti altri. Dopo egli descrive il suo metodo: fa ricerche accurate presso i testimoni oculari, scrive un resoconto ordinato. E nomina anche il suo fine: la fa per un lettore particolare, Teofilo, nome che significa “chi ama Dio”, e con uno scopo preciso, provare la solidità degli insegnamenti ricevuti. A questo punto, la testimonianza di Luca è molto simile alla ricerca della verità dei nostri giornalisti. 

      E questo suscita naturalmente la seconda domanda: cosa esprimono? Difatti, Luca afferma che il suo è un racconto tra tanti altri. Ma questo scritto è stato scelto e ritenuto come autentico dai primi cristiani e dalla Chiesa apostolica, perché hanno riconosciuto in questo libro l’esperienza che avevano vissuto con il Signore. Per diventare Scrittura, questo racconto è stato scelto e riconosciuto come scritto ispirato e integrato nel canone delle Scritture dalla Chiesa primitiva. Così vediamo in modo molto chiaro una realtà che spesso dimentichiamo: se la Chiesa non esiste senza le Scritture, è vero anche il contrario, cioè la Scrittura non esiste fuori dalla Chiesa. Non esiste l’una senza l’altra.

      Così arriviamo alla terza domanda: come si possono capire? La risposta ci è data sia dalla prima lettura, dal libro di Neemìa, sia dalla lettera di Paolo. L’interpretazione delle Scritture è compito della Chiesa, e nella Chiesa, alcuni hanno ricevuto questa missione, come dono dello Spirito, al servizio del corpo che è la Chiesa. Perché leggere non basta. Abbiamo tutti fatto questa esperienza che la lettera delle Scritture rimane spesso oscura e incomprensibile. E possiamo affermare che l’oscurità delle Scritture, in questo senso, è una grazia, un dono di Dio, perché abbiamo bisogno degli altri, del Corpo di Cristo, cioè della comunità, della Chiesa, per capirla. Le Scritture non sono proprietà di nessuno. 

       La Chiesa non è solo la mia piccola comunità, ma è la Chiesa universale, questo è il senso autentico della parola cattolica, e non solo oggi, ma anche in tutti i tempi passati e futuri, questo è il senso della Tradizione. Per capire le Scritture, dobbiamo essere inseriti in un Corpo, la Chiesa Universale, e in una storia, la Tradizione viva e autentica. E questa appartenenza suppone di vivere ciò che abbiamo ricevuto. Cioè di diventare testimoni della Parola, anche noi.

Dom Guillaume – cappellano Monastero Trappista N.S. di Valserena
www.valserena.it

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