Inchiesa/2: adolescenti in crisi, a Suelli una realtà di accoglienza e inclusione

Federica Chessa (a sinistra) con una parte dello staff in una riunione d'equipe

(DI LUIGI ALFONSO)

«Non apprezziamo i modelli punitivi, siamo per il dialogo. Ma anche per le regole ferree, indispensabili come in ogni buona famiglia».
Federica Chessa ha le idee chiare, in proposito. Psicologa e presidente della Virginia Cooperativa, è la responsabile della comunità residenziale per minori ‘Corte Antica’ di Suelli. Accoglie otto ragazzi dai 14 ai 18 anni, ma tra poco aprirà le porte a due maggiorenni grazie a un nuovo modulo approvato di recente.

Occuparsi di adolescenti non è cosa semplice, lo sanno per primi genitori ed educatori. Federica e i suoi tre soci, insieme a un socio volontario e due dipendenti, ci mettono tempo, pazienza, dedizione e competenza per accompagnare questi ragazzi in un percorso educativo complesso ma ambizioso.

‘Corte Antica’ è stata aperta il 1° giugno 2018, sulle ceneri di Casa Virginia a Senorbì.
«La nostra metodologia» – spiega Chessa – si basa sull’attenzione dei particolari. Il minore va seguito a 360 gradi: studiano, svolgono attività sportive, i più grandi hanno iniziato a lavorare. Seguiamo gli aspetti personali e relazionali, laddove possibile ci occupiamo della famiglia in chiave di integrazione futura. In questa comunità creiamo le condizioni di una vera famiglia, collaborando con il Centro di giustizia minorile e con i Servizi sociali dei Comuni. E, cosa importante, siamo convinti che non si può improvvisare: non esistono tiratori liberi, è essenziale una costante comunicazione circolare”.

Questa è l’unica comunità per minori in Sardegna che ha una psicoterapeuta per responsabile.
«In generale, stiamo molto attenti alla professionalità e all’esperienza dei nostri operatori. Non affidiamo i ragazzi a chiunque si proponga”, spiega Chessa. La quale non nasconde le difficoltà nel gestire gli adolescenti di oggi. “Le problematiche sono differenti e persino più complesse rispetto anche al passato recente”, sottolinea. “Faccio un esempio: il 90 per cento dei ragazzi che arrivano qui ha problemi di dipendenza, ma negli ultimi 10 anni sono cambiate le sostanze. Inoltre, arrivano all’uso delle droghe molto prima, intorno ai 12 anni. È vero, però, che oggi la comunità fa meno paura rispetto al passato: viene vista come un’opportunità in più. È un luogo d’aiuto, non una semplice alternativa alla detenzione. Le regole ci sono, come in tutte le comunità. Tutti possono sbagliare, è umano, però loro sanno che a ogni azione corrisponde una conseguenza”.

Tra i punti qualificanti del programma di Corte Antica c’è l’inclusione sociale. “Accompagniamo i ragazzi anche all’introduzione nel mondo del lavoro”, spiega Chessa. «Vorremmo entrare in una rete che alcune realtà del settore stanno per avviare».

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