Cristianesimo non è religione del libro, ma fede nella parola incarnata e sempre nuova

Domenica V di Pasqua  – Anno C – 15 maggio 2022
Letture: At 14, 21b-27; Ap 21, 1-5a; Gv 13, 31-33a.34-35

C’è una parola che torna più volte nel testo della seconda lettura e nel brano del vangelo che abbiamo appena ascoltato, e che esprime bene il messaggio trasmesso dalla liturgia di questa domenica. Questa parola è l’aggettivo “nuovo” che troviamo nel versetto dell’Apocalisse: “vidi una cielo nuovo e una terra nuova”, e anche sulle labbra del Signore: “ vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri”. Ma questa novità è anche presente nella prima lettura degli Atti degli Apostoli con la conversione dei pagani ai quali Dio ha “aperto la porta della fede”.

Col passare del tempo, siamo forse più sensibili, oggi, alla lunga e antica tradizione della Chiesa. Ma le letture di questa domenica ci ricordano che la fede rimane sempre una novità per quelli che accolgono la parola di Dio. C’è un eterna giovinezza della parola di Dio che rinnova e rende giovane ciò che sembrava ormai vecchio e superato. È molto importante per noi, per ognuno di noi, ritrovare questa novità, lasciare spazio alla sorpresa, per scoprire di nuovo l’attualità mai superata del cristianesimo.

Se ci sono tante critiche, tante reazioni, tanti tentativi di denigrare e annientare la fede cristiana, non è a caso. Difatti, se le nostre società occidentali vogliono liberarsi dall’influsso della Chiesa e del vangelo, è perché sentono, anche se in modo confuso, che il messaggio di Gesù è sempre pericoloso per loro, come lo fu fin dall’inizio. Ciò che rigettano non sono tanto le cerimonie e il culto. Ma ciò che fa loro sempre paura, è questo comandamento nuovo dell’amore, questo modo di vivere e di concepire la vita, che rimane sempre nuovo, dopo tanti secoli.

Affermare la dignità di ogni persona umana, quale che sia la sua razza, la sua lingua, la sua salute, le sue capacità, la sua origine sociale. Affermare che l’uomo è il bene più prezioso in questo mondo, più dell’oro e dell’argento. Affermare che l’amore è il valore supremo, aldilà di ogni altro valore. Mettere in crisi tutti i giudizi che trasmettono i media per ricordare sempre il valore della vita, perché Dio ha dato il Suo Figlio per ognuno di noi. Tutto questo spiega perché l’autore dell’Apocalisse ha visto una terra nuova e un cielo nuovo.

Anche se tanti rifiutano di riconoscerlo ancora, la fede cristiana ha cambiato il mondo e continua a cambiare questo mondo. In essa si trova la fonte della democrazia, perché crede nel valore di ogni persona. In essa si trova la fonte di questa straordinaria compassione per i più deboli, di questa meravigliosa capacità di dare la propria vita al servizio dei più poveri. Il mondo non lo accetta, ma noi, cristiani, abbiamo anche bisogno di riscoprire questa straordinaria originalità, questa meravigliosa bellezza della nostra fede che trasforma la natura umana.

Però non bastano i discorsi se non cambia il nostro modo di vivere. Abbiamo certo ricevuto un tesoro, ma abbiamo anche il dovere di farlo fruttificare. La fede vive soltanto quando si incarna nel quotidiano e si trasmette. La fede cristiana non è una religione del libro, ma una fede nella parola, nella parola vissuta, nella parola incarnata, nella parola sofferta, una fede in una parola sempre nuova.

Dom Guillaume – Cappellano Monastero Cistercense di Valserena (Pisa)
www.valserena.it

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