Battesimo del Signore: entriamo nel tempo della Parola

               Con questa festa del Battesimo del Signore, il periodo natalizio volge al termine. All’indomani la liturgia entrerà nel tempo ordinario. La festa, che celebriamo oggi, segna quindi una tappa importante, non solo nel tempo liturgico, ma, ancora di più, nella vita di Gesù stesso. In effetti, per Gesù, il battesimo è il primo atto della sua vita pubblica, apre i tempi alla predicazione della Buona Novella, dopo trent’anni di vita nascosta.

               Ciò che fino a quel momento era rimasto pressoché confidenziale verrà ora proclamato a tutto Israele. I pochi testimoni privilegiati che erano stati in grado di condividere la gioia di Maria e Giuseppe, Elisabetta e Zaccaria, gli Angeli, i pastori e i magi, ora saranno sostituiti dalle folle di Galilea e Giudea. Il battesimo quindi segna una svolta nella vita di Gesù. Nel suo vangelo, Giovanni sottolinea che è a questo punto che i primi discepoli iniziano a unirsi a Gesù, per rimanere con Lui.

               A Natale, la Parola divenne carne. All’Epifania, si manifestò la sua venuta. Al Battesimo, Dio esce dal suo silenzio, la voce del Padre risuona, in modo che la Buona Novella della salvezza possa essere proclamata. A Natale, Dio si rivela in un bambino senza parole. All’Epifania, è tutta la creazione che lo annuncia e lo celebra. Nel giorno del Battesimo, è la voce di Dio stesso che fà nuove tutte le cose.

               Siamo chiamati a vivere anche noi, questo triplice annuncio, in questo tempo ordinario che inizia. Anzi, anche noi siamo chiamati a riconoscere la silenziosa venuta di Dio nella nostra vita. Siamo invitati ad aprire gli occhi agli splendori della creazione che cantano la sua gloria. Siamo invitati ad aprire l’orecchio del nostro cuore alla sua Parola. Perché Dio viene da noi ogni giorno, come è venuto a Natale. Dio viene prima nel silenzio, nella discrezione, nell’umiltà.

               Viene più vicino alla nostra umanità, nelle cose più semplici e ordinarie della vita. Arriva dove non ce lo aspettiamo. Nel nostro lavoro, nelle nostre occupazioni quotidiane più banali, viene. E se Egli viene lì, è per insegnarci a ritornare in noi stessi, a coltivare questa attenzione del cuore, questo risveglio interiore ai segreti più autentici della vita. Ma questo ritorno in noi stessi non ha nulla a che fare con il ritiro egoistico.

               Al contrario, perché “per essere libero da te stesso, devi vivere con te stesso”. È solo quando torneremo nei nostri cuori che i nostri occhi e le nostre orecchie si apriranno e che saremo in grado di vedere e sentire di nuovo le armonie di questo mondo che canta la sua gloria. In effetti, la nostra capacità di meraviglia deve essere ripristinata, risvegliata, in modo che il canto della creazione possa finalmente toccarci.

               È allora, e solo allora, quando abbiamo attraversato il silenzio e il canto del mondo, che la Parola potrà toccarci di nuovo. Come ha fatto Gesù prima di noi, dobbiamo attraversare le acque per ascoltare la voce del Padre. Passando attraverso le acque del Giordano, Gesù voleva mostrarci la strada, aprirci la strada. Per Lui, si trattava di passare dal silenzio alla Parola.Per noi, si tratta di rinascere in silenzio, così che possiamo finalmente sentire la Parola.

                Introducendoci nel tempo ordinario, la festa del Battesimo del Signore ci porta quindi nel tempo della Parola. La Parola che si è fatta carne, che è venuta ad abitare in mezzo a noi, qui ci viene incontro. Viene a bussare alle orecchie del nostro cuore, arriva a toccare quella parte più intima e segreta di noi stessi che aspira alla salvezza. Lasciamo che entri in noi! Oggi, non induriamo i nostri cuori, ma ascoltiamo la voce del Signore!

Dom Guillaume – monaco trappista
www.valserena.it

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