«SI CHIUDE IL GIUBILEO, MA LA PORTA SANTA DELLA MISERICORDIA RESTERÀ SPALANCATA»

Sono stati i giovani i protagonisti della celebrazione eucaristica che ha concluso in diocesi l’Anno Santo della Misericordia. Quegli stessi giovani che sono anche i principali destinatari degli orientamenti Pastorali diocesani con un programma iniziato nel 2015.
La Messa di ringraziamento, presieduta dall’Arcivescovo Arrigo Miglio in Cattedrale a Cagliari, è stata animata dal coro diocesano dei giovani che hanno svolto il servizio liturgico musicale.
L’anno giubilare era stato inaugurato in diocesi in modo solenne nella notte tra il 12 e 13 dicembre dell’anno scorso con l’apertura della porta santa. Dopo 11 mesi si è concluso con il rito di ringraziamento, ma solo idealmente perché, come ha detto Miglio «il portale della misericordia resterà sempre aperto».
Nell’omelia il vescovo Arrigo ha ringraziato i giovani e tutti i sacerdoti e volontari che hanno accolto in Cattedrale, nella Basilica di Bonaria e nel Santuario di Sant’Ignazio i pellegrini che hanno voluto varcare le porte sante aperte in diocesi.
«L’anno della Misericordia – ha detto – non mette fine a un anno poetico ma ci fa entrare arricchiti nella quotidianità. Dobbiamo quindi ringraziare Papa Francesco per la felice intuizione idea dell’anno giubilare caratterizzato con il tema della Misericordia. La porta santa rimarrà aperta in Cattedrale e, quasi come una provocazione, è la stessa porta dalla quale possono accedere disabili e portatori di handicap».
Dall’arcivescovo, infine, un forte richiamo. «Si chiude un periodo nel calendario degli uomini, ma deve restare spalancato il portale della Misericordia che è il cuore misericordioso di Gesù. La misericordia di Dio non è buonismo ma la forza di Dio che ci rinnova perché capita a ognuno di noi che anziché sentirci perdonati ci facciamo prendere dall’ansia e la paura di ricadere nelle nostre fragilità. Dopo aver ringraziato per aver ricevuto tanti doni nell’anno giubilare vi invito tutti a pregare per una chiesa riconciliata che sia sempre inclusiva, nessuno escluso».

Alessandro Porcheddu

 

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