SACRA FAMIGLIA, QUEI PERCORSI NASCOSTI DI DIO

Dopo il tempo dell’attesa, ora è il tempo del compimento.
Santa Famiglia – Anno B (31 dicembre 2017)  Letture Gen.15,1-6;21,1-3; Eb11,8.11-12.17-19; Lc.2,22-40

La lunga vita dei due vegliardi di cui ci parla il Vangelo, Anna e Simeone, è stata tutta rivolta verso la venuta del Messia. Colui che i patriarchi invocavano con i loro voti, colui che i profeti avevano contemplato da lontano, ecco che è venuto, ecco che è tra noi. Dopo il tempo dell’attesa, ora è il tempo del compimento. Il grido dei profeti è stato ascoltato. I cieli si sono squarciati, Dio ha visitato il suo popolo, ha posto la sua dimora tra noi.

Eppure, dopo questo sontuoso esordio, dopo questa lunga preparazione che ha richiesto innumerevoli secoli, dopo questa folla di profeti e di santi le cui parole hanno galvanizzato l’attesa di innumerevoli uomini e donne, potremmo essere delusi. La realizzazione di questo grande evento tanto atteso e così a lungo annunciato potrebbe sembrarci irrisoria e inadeguata rispetto a quanto ci era stato promesso.

Il Vangelo, lungi dal cercare di dissipare questo disagio, ci presenta piuttosto la realtà nella sua disarmante semplicità: un bambino tra le braccia della madre e del padre che si stupiscono e non capiscono. Che c’è di straordinario in questa famigliola così ordinaria venuta a compiere i riti di purificazione prescritti dalla Legge di Mosè? Di fatto, nulla li distingue dalle migliaia di altre coppie anch’esse venute a ripetere quei gesti che generazioni di Ebrei avevano compiuto prima di loro.

A noi che attendiamo sempre una venuta spettacolare di Dio, con rumore di tuono, suono di trombe e uragano, il Vangelo viene a ricordare che Dio preferisce i percorsi nascosti e silenziosi. Alle grandiosità di questo mondo, che fanno molto rumore ma svaniscono come un soffio, Dio preferisce le piccole cose della vita, senza prestigio e senza clamore.

E forse ci vuole una qualità dello sguardo, come quello di Simeone e di Anna, per riconoscere la traccia del suo passaggio tra le righe così fragili del quotidiano delle nostre vite. Questo sguardo, solo lo Spirito Santo può affinarlo in noi, come aveva fatto nel cuore di Simeone e di Anna. Come proclama la Vergine Maria nel suo Magnificat, Dio è venuto a rovesciare i potenti dai troni e innalzare gli umili, ma non prendendo i loro metodi e le loro maniere, quanto piuttosto venendo ad abitare al cuore delle più umili realtà delle nostre esistenze umane.

E questo dispiacerà sempre agli uomini di tutti i tempi e a tutti i falsi profeti di questo mondo. Perché preferiranno sempre esiliare Dio molto lontano, in un cielo inaccessibile e intoccabile, oppure esiliare l’uomo in un mondo di sogni in cui le realtà di questo mondo non sono che illusorie servitù. La via che Dio ci traccia, in Cristo Gesù, è ben diversa. Perché, lungi dall’invitarci a disprezzare le realtà di questo mondo o a rinchiuderle disperatamente su loro stesse, egli ci invita a discernervi il suo amore benevolo e a vivere nel rendimento di grazie, come ci incoraggia san Paolo nella lettera ai Colossesi.

Prendendo carne dalla nostra carne, il Signore ha fatto di tutta la famiglia umana un santuario della sua grazia. Nascendo dalla Vergine Maria, ha voluto fare di tutte le madri di questo mondo delle icone della sua tenerezza. Prendendo la mano di Giuseppe, ha voluto fare di ogni padre un riflesso della sua stessa paternità. Prendendo carne dalla nostra carne, ha intessuto con il filo d’oro della sua grazia tutti i legami che uniscono gli uomini, affinché tutte le cose, ormai, ci parlino di lui, del suo amore infinito per tutti gli uomini.

dom Guillaume trappista, cappellano Monastero Cistercense Valserena
(www.valserena.it)

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