Le Ceneri: vivere nello sguardo di Dio

Nel viaggio quaresimale bastano la fede, la speranza e la carità: i tre strumenti del combattimento spirituale 
Mercoledì delle Ceneri – Anno B (14 febbraio 2018)  LettureGl 2,12-18; 2 Cor 5,20- 6,2; Mt 6,1-6.16-1

Nel vangelo di oggi, il Signore distingue due modi di vivere in questo mondo. Ci sono quelli che scelgono di vivere sotto lo sguardo degli altri, che cercano di attirare l’ammirazione, di brillare agli occhi degli altri per suscitare la loro simpatia.
Il Signore li chiama ipocriti. Ma questa parola non ha il senso moralistico che troviamo oggi nelle nostre lingue. Ipocrita significa prima di tutto essere sottomesso al giudizio degli altri!

E poi ci sono quelli che vivono sotto lo sguardo di Dio. La loro condotta non è determinata da ciò che si deve fare o si deve pensare. Non sono schiavi del mondo. Ma hanno questa libertà interiore per vivere sotto lo sguardo di Dio, come dice San Benedetto nel suo primo gradino dell’umiltà. Ma, per vivere così, ci vuole tanta forza, ma anche tanta umiltà!

Difatti, il nostro problema, molto spesso, è di conformarci a ciò che si aspetta. Fingiamo per essere approvati invece di corrispondere a ciò che Dio ci chiede di vivere.
L’apparenza diventa più importante e ci nascondiamo dietro una bella facciata. Per noi, lo sguardo degli altri diventa la norma e conta più dello sguardo di Dio. L’importante è salvare la faccia, invece di salvare la vita!

La Quaresima è proprio il tempo della liberazione da questa falsa prospettiva. Come il popolo di Israele è stato liberato dalla falsa sicurezza dell’Egitto, così, anche noi siamo chiamati a uscire da questa nostra schiavitù per cominciare il viaggio della nostra liberazione. Certo, per noi, la prigione non è esteriore ma interiore. Però l’esodo è simile.

Anche dobbiamo lasciare dietro di noi le pentole e le cipolle d’Egitto per attraversare il mare e camminare nei nostri deserti. Anche noi dobbiamo affrontare la tentazione di cercare altrove, negli idoli del nostro tempo, la soluzione alla nostra sete. Come il popolo di Israele, saremmo forse anche noi tentati di non apprezzare la manna data da Dio ogni giorno, la sua Parola e il Suo Corpo.

All’inizio di questa quaresima, il Signore ci invita a lasciare tutto ciò che ci impedisce di seguirlo. Per questo, ci dà una guida sicura e un aiuto potente: la Sua Presenza nella Parola e nel sacramento dell’Eucaristia. Per questo viaggio interiore, non bisogna prendere molte cose con sé. Bastano la fede, la speranza e la carità: i tre strumenti del combattimento spirituale.

Dom Guillaume trappista, cappellano Monastero Cistercense Valserena
(www.valserena.it)

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