SAN GIOVANNI XXIII È IL PATRONO DELLE FORZE ARMATE: UNA SCELTA CHE FA DISCUTERE

Dal 12 settembre, San Giovanni XXIII è il nuovo patrono dell’Esercito italiano realizzando così l’obiettivo che si erano prefissati l’Ordinariato militare d’Italia e i vertici delle Forze armate.
«Papa Roncalli», si legge nel testo redatto dalla Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti «che nei primi anni del suo ministero sacerdotale promosse cristiane virtù tra i soldati, e da allora in poi con l’insegnamento e l’esempio di tutta la sua vita, attese con tutte le sue forze all’edificazione della pace in tutto il mondo, scrivendo infine la luminosa enciclica Pacem in terris», sarà ora invocato ufficialmente «patrono presso Dio» dai soldati italiani.

Una scelta che non ha mancato di suscitare discussioni e polemiche legate proprio all’opportunità di accostare il Papa della “Pacem in Terris” alle Forze armate.
Tante le lettere arrivate alle redazioni dei giornali o alle bacheche virtuali dei siti online di lettori perplessi e sconcertati per questa scelta.

Il lettore di Avvenire, Massimiliano Munari – scrivendo al direttore Marco Tarquinio – si dichiara «incredulo, addolorato, disorientato dalla decisione di attribuire il Patronato all’Esercito Italiano a san Giovanni XXIII, l’indimenticato papa Roncalli, il coraggioso promotore del Concilio Vaticano II, l’autore della Pacem in Terris. Ma come? Solo poche settimana fa papa Francesco ha visitato i luoghi di don Lorenzo Milani e di don Primo Mazzolari, profeti della pace, propugnatori del disarmo, promotori di azioni di sensibilizzazione alla nonviolenza e al rifiuto degli armamenti, e adesso? Ritengo sia una scelta che fa arretrare l’orologio della storia della Chiesa Italiana (e non solo!), che ferisce profondamente l’animo di tutti gli operatori di pace e che meriterebbe di essere riconsiderata».

Ancora più caustico, sempre sulle colonne del quotidiano della CEI, il parere di un altro lettore, forse di origini sarde, che si firma Fabrizio Floris. Scrive: «Caro direttore, di questo passo, nei prossimi anni Kim Jong Un verrà ricordato dai pacifisti, Trump sarà venerato dagli ambientalisti, Nelson Mandela dal Ku Klux Klan e la guerra sarà chiamata pace».

Di tutt’altro tenore l’intervento del lettore Riccardo Poletti che si dice «lieto che Giovanni XXIII, santo, convinto difensore della tradizione e del nostro patrimonio storico, culturale e religioso, sia stato proclamato “Patrono dell’Esercito Italiano”. Ricordo che il 6 gennaio 1917 nella Chiesa Prepositurale di Albino, il cappellano militare Roncalli, presente pure il duca di Bergamo, consacrò al Sacro Cuore i numerosi soldati in procinto di partire per il fronte. Per conoscere bene la vita e la storia del santo Papa bergamasco occorre leggere attentamente i suoi scritti e soprattutto la sua opera biografica “Il giornale dell’anima”».

Nella sua risposta, il direttore Tarquinio ha citato l’intervento dell’arcivescovo di Pescara e già presidente di Pax Christi Italia, Tommaso Valentinetti: «Al n. 60 della sua stupenda enciclica, il Pontefice domandava che venisse arrestata la corsa agli armamenti e si riducessero simultaneamente e reciprocamente gli armamenti già esistenti. Una richiesta disattesa, ma ora in Italia non si potrà invocare il nome del Santo protettore senza, quantomeno, adoperarsi perché i rapporti fra le comunità politiche come quelli fra i singoli esseri umani, siano regolati non facendo ricorso alla forza delle armi, ma nella luce della ragione; e cioè nella verità, nella giustizia, nella solidarietà operante e soprattutto che al criterio della pace che si regge ancora sull’equilibrio degli armamenti, si sostituisca il principio che la vera pace si può costruire soltanto nella vicendevole fiducia».

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